A quindici anni uno è cittadino, e se abbastanza forte da sostenere l'arma, ha diritto al voto, basta abbia per gli uomini maturi ed i vecchi la dovuta deferenza. L'assemblea o giemaa, che si compone di tutti i cittadini dei diversi kharuba, si riunisce una volta la settimana, e più sovente se si devono discutere interessi di rilievo, espone la sua volontà e sceglie coloro che la devono mandare ad effetto. Come quella che è composta dell'universalità dei cittadini, essa riunisce in sè tutti i poteri, il politico, l'amministrativo, il giudiziario; giudica le mancanze all'onore, le azioni indegne d'un uomo libero, gli attentati all'ospitalità; avvenne anche ch'essa significasse a taluno de' membri della tribù, salito a grande fortuna, ch'egli doveva ormai riposare per lasciare ad altri l'occasione di divenir ricco(595). Essa infligge le pene, che consistono sempre in pagare alcuni soldi o qualche lira a profitto della cassa comunale, ma ne' casi gravi la pena può anche essere del bando. Colui che reca onta alla sua tribù, deve abbandonarla: per fargli nota la sua condanna, uno sale sul tetto di lui e ne leva le tegole, il che indica che la casa sarà demolita. La prigione non è mai applicata ad alcuno, perchè la libertà è troppo preziosa per toglierla a chicchessia, sia pure un malfattore. Il bastone, di qualunque genere siano i colpi, è ritenuto avvilisca tanto chi batte come il battuto: tutti questi sono castighi sconosciuti in quelle libere montagne. La morte non era decretata che per i delitti di alto tradimento, ma ciascuno conservava contro il suo nemico il diritto di personale vendetta.
| |
|