Del pubblico disprezzo sarebbe divenuto bersaglio colui che non avesse vendicato il sangue col sangue: «l'assassinio è un prestito che bisogna rendere», dice un proverbio cabilo(596).
Ad amministrare il Comune come incaricato dalla giemaa, e a vegliare alla fama del villaggio, i cittadini sceglievano un amin, generalmente fra i ricchi, perchè l'ufficio era gratuito. Spesso costui si trovava obbligato a forti spese, e quindi, se accettava il pubblico ufficio conferitogli, lo faceva allo scopo di conseguire per sè e per la sua famiglia un certo lustro. L'amin rimane in carica finchè adempie il dover suo; nel caso contrario, egli capirà dal contegno de' suoi concittadini essere giunto il momento d'andarsene; è raro però che un amin non prevenga il voto contrario con la sua rinuncia. Nondimeno si potrebbe temere che l'amin, che è eletto dal soff o partito della maggioranza, servisse questa a scapito dei meno. Perciò il Comune, per tutelare gli interessi della minoranza, ha disposto che sia eletto da questa il tesoriere, l'ukil, il quale dispone dei fondi. Nessun'altra nomina può essere fatta, se i due partiti non sono unanimi nel volerla e se i due delegati non appongono il loro rispettivo sigillo al decreto steso dallo scrivano pubblico. Inoltre ciascun soff costituisce una specie di Comune nel Comune e si associa con i soff corrispondenti delle borgate vicine e anche delle confederazioni lontane. Mantenuti da contribuzioni volontarie, i soff devono concorrere vicendevolmente ad adottare e allevare i figli degli associati, a raccogliere e difendere i fuggiaschi(597). Questa associazione si pratica con mille forme in Cabilia: ora comprende parecchie famiglie e si applica all'universalità dei beni, ed in tal caso costituisce una grande famiglia come la zadruga serba; ora l'associazione è ristretta ad un lavoro particolare, agricolo od industriale.
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