Nel museo di belle arti vi sono alcuni buoni quadri, ma nel complesso non è museo degno d'una città che diede i natali ad artisti di valore e la cui missione è di iniziare a grandi cose i popoli barbari.
N. 81. – ALGERI NEL 1885.
Dal lato territoriale, Algeri, che fu soggetta a tanti cambiamenti, deve nuovamente trasformarsi. Ciò che più preme è di sgombrare i forti del litorale che impediscono alla città di espandersi a nord e a sud e di togliere la zona riserbata agli esercizi militari, che si estende tutt'intorno alla città per 150 ettari di terreno. Come piazza di guerra, Algeri non ha più grande valore, dacchè fu cangiato il materiale d'artiglieria. Il luogo naturale dei forti a difesa della città è sulla sommità delle colline del Sahel; ed ivi bisognerà costruirli quando sarà disfatta la cinta attuale che chiude fuori città gli istituti più necessari, quali sono gli ospitali, i magazzini, i gasometri, i serbatoi idraulici. Altri lavori urgenti sono: fornitura d'acqua dolce in abbondanza, – giacchè le sorgenti del Sahel non sono sufficienti, – migliore pavimentazione per togliere la gran polvere, e bisogna condurre a fine i condotti di fognatura, utilizzare le immondezze, o almeno farle uscire fuori delle mura perchè non rimangano contaminate l'aria e i corsi d'acqua.
Lo stesso porto, gloria di Algeri, non è ancora finito, e in alcuni punti rimane inferiore a parecchi porti artificiali del Mediterraneo. Certo è opera grandiosa l'avere conquistato sopra un mare tempestoso un bacino di 90 ettari, dove possono ancorare le più grandi navi; nè minore spettacolo è il vedere dalle alture che dominano Algeri, e sono la più bella parte del meraviglioso quadro, quelle gittate che dividono con taglio sì ardito una parte del mare, quel porto dalle acque tranquille che fanno singolare contrasto di sfumature, di riflessi, di raffiche colle onde che infuriano al di fuori.
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