Però il porto d'Algeri non è ancora un rifugio sufficiente, giacchè i venti del nord-est, che nel 1835, quando la darsena turca era il solo ancoraggio, infransero una contro l'altra diciannove navi nel porto, spingono ancora le onde nel bacino, sicchè talora grossi bastimenti ne ebbero rotti gli ormeggi. Per togliere il pericolo, si è pensato di dividere l'immenso bacino con un'altra gittata che, condotta fino all'isolotto murato d'Algefna, si diriga verso l'entrata aprendo così alle navi due porte, una a sud, verso il porto militare, l'altra a nord verso il porto mercantile. Il disegno del porto non fu fatto in una sola volta, ed i lavori incominciati quando ci si chiedeva se la nuova conquista non sarebbe abbandonata. Ne avvenne quindi che il contorno non ha la regolarità della maggior parte dei porti artificiali: la gittata a nord, che in causa dei cangiamenti per cui riuscì quale ora è, fu piacevolmente detta la «curva delle incertezze», ha la parte concava rivolta al mare in guisa che vi battono contro con tutta forza le onde. Perciò bisogna rifornirla di nuovi massi perchè possa resistere alla violenza del mare.
      Come scalo marittimo, Algeri riesce importante per le squadre che vi arrivano di frequente a spiegare il loro vessillo, ed ancor più per le navi che la mettono in comunicazione con Marsiglia, Porto Vandres, e con molti porti della Francia e di altre nazioni. Alla capitale dell'Algeria giungono quindi periodicamente circa trenta navi a vapore, ma non ha ancora un servizio giornaliero con la Francia, il quale sarebbe necessario, giacchè gli affari di Algeri con la madre patria sono di poco minori di quelli con tutta l'Algeria.