Non sono interamente spente le industrie che furono la gloria di Tlemcen; alcuni indigeni lavorano ancora il cuoio e la lana, tessono stoffe, fabbricano armi, preparano oli e farine; ma il lavoro maggiore è la coltivazione de' giardini, alla quale attendono i coloni francesi, stranieri e arabi(646). I pendii della
TLEMCEN – VEDUTA DI UNA VIA.
Disegno di Marquette dal vero. [vedi figura 541.png]
terrazza e le valli inferiori, abbondantemente irrigate da «duemila fontane», sono coltivati a giardini e ad orti; inoltre gli agrumeti e gli uliveti circondano la città d'una zona di verdura con un raggio di 10 a 12 chilometri; le foreste hanno forse più d'un milione di ulivi non innestati. L'olio è il principale oggetto del commercio di Tlemcen, ora diminuito, perchè le carovane del Marocco e del Sahara hanno la maggior parte abbandonato la strada del mercato, e la ferrovia non giunge ancora fin là. D'altra parte, le ferrovie dell'Algeria occidentale non potrebbero aver il loro centro di convergenza su quelle alture: la linea internazionale da Tunisi a Fez passerà a nord di Tlemcen, per la valle della Tafna. Orano contende a Tlemcen una ferrovia diretta che la unirebbe a Rasgun, suo porto naturale sul Mediterraneo.
Tlemcen è circondata da villaggi agricoli. A el-Eubbad, due chilometri a sud-est della città e nella parte più pittoresca di quel delizioso giardino, s'innalza la famosa kubba di Sidi Bu-Medin, Moro andaluso del dodicesimo secolo, che professò a Bagdad, a Bougie, in Spagna: a lato del monumento funerario stanno una moschea ed una medersa.
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