Come un popolo di coltivatori, «che ha gran cura degli ulivi e nessuna di fabbricarsi case, e che in viaggio porta nulla in capo», sono descritti dagli abitanti dell'Aures, le cui tradizioni ricordano l'esistenza degli Autoctoni chiamati Barbar o Berber: come tali li descrive pure la tribù dei monti Scesciar. Alcuni Sciauia dell'Aures vivono ancora in gallerie sotterranee, simili a quelle del giebel Gurian nella Tripolitania(656). Anche il villaggio di Tizi-Grarin, presso l'ued Begier, è un rifugio di trogloditi? Ivi la sommità della montagna consiste in strati ad orli scanalati e fra questi pilastri naturali si cacciarono le case; alcuni alberi disposti orizzontalmente tra i filari di pietre servono da pali, da piani inclinati, da gradini esteriori, su cui uomini ed animali salgono e discendono sospesi nel vuoto.
I Turchi non penetrarono nell'Aures ed i Francesi non lo conquistarono che nel 1845. Sorvegliano il gruppo dalle tre città di Khensciela a nord-est, di Batna a nord, di Biskra a sud-ovest, ma ancora non lo visitarono se non come conquistatori o esploratori. Nondimeno i Francesi sono ivi ritenuti come figli degli antichi coloni della montagna, cioè i Ruman o Romani, chiamati pure Giuhala, cioè gli «Idolatri»: per gli indigeni il maggiore diritto dei Francesi al possesso dell'Algeria sono i monumenti antichi e sopratutto le iscrizioni. «I Rumi, figli dei Ruman, non hanno fatto, secondo loro, che riprendere la roba de' padri loro(657). Secondo la tradizione, i Romani erano giganti che vivevano nelle caverne e negli alti borghi fortificati: ad essi vengono attribuiti tutti i ruderi del paese e specialmente le tombe circolari che si vedono a centinaia nelle diverse regioni dell'Aures, sebbene i coltivatori sogliano distruggere codesti ammassi di pietre per render più facile la coltivazione.
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