La parola però onde ordinariamente si indica il linguaggio delle tribù occidentali dell'Aurea è tesciawit o volgarmente sciauia. Il complesso delle tribù dell'Aures è pure così chiamato, e talvolta codesta parola, che è derivata da quella araba sciawi, che vuol dire «pastore di pecore»(663), è in modo generale applicata a tutti i Berberi dell'Algeria, eccetto i Cabili propriamente detti. Lo sciauia dell'Aures che gli Ulad-Abdi parlano con maggior purezza che le altre tribù amazigh, si distingue per una singolare dolcezza dai dialetti berberi del nord.
Nonostante i cambiamenti avvenuti dopo l'arrivo dei Francesi, si mantennero intatti alcuni costumi nazionali nel governo della società sciauia. Le donne escono non velate, con grandi orecchini ai lobi superiori degli orecchi e godono, appunto come le contadine francesi, d'una grandissima libertà, sia nel viaggiare, come nel mietere e nel lavorare fuori di casa insieme con gli uomini, proprio come le contadine di Francia; non escono però mai di tutela e non possono ereditare. La ragazza e la donna appartengono al padre, al fratello, al marito; lo sposo l'acquista come una bestia e si fa pagare un compenso per ogni ingiuria o via di fatto contro di essa; l'adultero paga col sangue il misfatto come l'omicida. Tempo fa l'assassino andava in esilio due anni e poi si presentava ai parenti della vittima con una certa somma di denaro sul capo. Chinato diceva: «Ecco la mia testa!» Generalmente si prendeva il denaro(664). Le giemaa, composte ciascuna d'un vario numero di persone ragguardevoli delle tribù, hanno conservato una certa autorità; presso gli Ulad-Abdi, che sono Rumaniya come gli Ulad-Daud o Tuaba il potere era in ciascun villaggio affidato a quattro personaggi che rappresentavano altrettanti gruppi già nemici: la conciliazione avvenne formando un tal governo di quattro appoggiato da un nucleo di quaranta armati, dieci ogni clan.
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