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      D'altra parte, le montagne dell'Aures sono troppo sterili, almeno dal lato meridionale che è riarso dal sole, perchè gli abitanti possano condurvi una vita affatto sedentaria, tanto più che dalle misere alture circostanti non traggono che poche frutta; sono quindi costretti a condurre le mandre di capre e di montoni su lontani pascoli, a coltivare le bassure irrigate, a recarsi tra i popoli vicini del mezzogiorno per la compera dei datteri. Vivono quasi tutto l'anno sotto la tenda, sebbene possedano dimore fisse, dove vivono costantemente alcuni disgraziati che non hanno nè campi nè bestie. Dopo l'epoca romana, la diminuzione delle acque rese fatalmente gli abitanti più nomadi e tanto più nomadi quanto più è arido il suolo che essi percorrono: la natura del suolo spiega il genere di vita degli abitanti. I villaggi stabili degli Ulad-Daud sono la maggior parte posti lungo un canale d'irrigazione che i Romani scavarono sul versante delle montagne per render utili le acque della «Riviera Bianca», cioè l'ued el-Abiod, che scorre a sud verso la depressione dello sciott Melghigh. I villaggi, che sono ammassi triangolari di case grigiastre appoggiantisi le une sulle altre sulla sommità di una montagna, sono dominate da una fortezza terminale, il guelaa o thakelèt, che serve di magazzino agli abitanti di ciascuna tribù. Ogni famiglia non tiene che le provvigioni necessarie per alcune settimane; il resto, come grano, datteri, burro, carne secca, lana, si rinchiude nel deposito fortificato.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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