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      Ivi presso, cioè ad Ain es-Sultan, si arrestò già la potenza romana: alcune rovine, le ultime che si incontrano verso il sud sotto il meridiano di Algeri, indicano fino a qual punto si spinsero i Romani in codesta parte dell'altipiano: questo punto fu di molto oltrepassato dai Francesi(675).
     
      N. 103. – MONTAGNE DI BU-KHAIL.
     
     
      A sud-ovest di Batna la strada del deserto e la ferrovia in costruzione si dirigono verso il colle d'el-Biar (1,090 metri), cioè dei «Pozzi», dove comincia la discesa, che da prima è quasi insensibile, verso il Sahara; un piccolo rivo, l'ued el-Kantara, che discende bruscamente mediante una successione di cascatelle da una altezza di oltre 300 metri, corre a lato della strada, ingrossato da altri torrenti allo sbocco di ogni valle laterale. Secondo il signor Grad, le macerie gettate all'esterno delle gole sono morene di origine glaciale. A destra, a sinistra sorgono scogli calcari con fessure e sporgenze nelle cui anfrattuosità v'è un po' di terra, dove attechisce qualche arboscello. Improvviso la costa sprofonda ed il rivo precipita in cascata, traverso la quale si stende un ponte romano ad un arco, che fece dare alla valle inferiore il nome di el-Kantara: è desso il ponte per eccellenza, quello che congiunge il Tell col Sahara. Nessun luogo dell'Algeria, che pure è tanto ricca di paesaggi, è più famoso di questo; ivi è il contrasto più netto fra gli altipiani rocciosi e le oasi; l'oriente appare tosto da una «porta d'oro». È ferma credenza tra gli Arabi, in parte confermata dai fatti, che gli scogli d'el-Kantara arrestino con la loro cima tutte le nubi del Tell: «la pioggia viene ivi a morire». Da una parte è la regione dell'inverno, dall'altra quella dell'estate; in alto il Tell, in basso il Sahara; da un versante la montagna è nera e color della pioggia, dall'altro rosea e color del bel tempo(676). A piè di essa s'apre una valle dove l'acqua serpeggia all'ombra delle palme; tre gruppi di casuccie, che formano il villaggio d'el-Kantara, appaiono tra le radure dell'oasi, affatto differenti da quelli della regione settentrionale: tutto ha mutato di aspetto, le dimore, i giardini, le stesse mandre e gli uomini; le cose sono ivi rischiarate da un'altra luce.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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