La città ha forma ovale allungata da nord-ovest a sud-est; un largo fosso, già pieno d'acqua ma ora asciutto, circonda le case che sono disposte a guisa d'una continua muraglia. Oltre il fossato, un bastione difende la città contro la invasione delle sabbie. Nell'interno le strade sinuose della maggior piazza separano le popolazioni di origine differente, qua quelli che veramente si chiamano cittadini, là i negri affrancati, altrove gli stranieri o gli ebrei convertiti all'Islam. Tempo addietro i diversi quartieri erano sempre in lotta: come a Ghadames e nella maggior parte delle altre città berbere, gli elementi etnici si erano sovrapposti, ma non fusi; restavano quindi nemici e talvolta la guerra scoppiava dopo la pace armata.
Dal 1854, l'anno in cui i Francesi lo presero, Tugurt ha prosperato, giacchè crebbe del doppio il numero degli abitanti: in luogo di catapecchie di terra si costrussero case di pietra con gallerie e piani superiori; fuori le mura furono fabbricati alcuni sobborghi; il moto commerciale, diretto specialmente dai Francesi, crebbe notevolmente. L'industria maggiore di Tugurt; come nelle altre oasi, è quella dei tappeti e dei tessuti di lana. Nei dintorni della città civile sorge Temassin, metropoli religiosa, 13 chilometri a sud, all'estremità meridionale d'una laguna formata dallo scolo delle acque di irrigazione. La zauia di Tamelhat, la quale sorge nell'oasi di Temassin, è un convento dipendente dalla zauia d'Ain-Mahdi dell'ordine dei Tigiania(686), ma la sua autorità sorpassa ormai quella della zauia principale e si estende fino nel Futa senegallese.
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