A sud-ovest sono due quartieri vicini, ciascuno sopra un monticello; a nord-ovest, su di un poggio isolato, sta un terzo gruppo di case. Come nelle altre città berbere, gli abitanti si erano divisi nei rispettivi quartieri secondo la loro origine. Nella giemaa, gli Ulad-Serghin dell'ovest, gli Ahlaf dell'est e le genti del versante meridionale, gli Ulad el Hagi-Aissa o «Figli del Pellegrino Aissa», erano egualmente rappresentati. Ma i consigli dei vecchi non erano sempre seguiti, e spesso i giovani delle due parti più ardenti, i Serghin egli Ahlaf, venivano alle mani, quasi sempre in causa dei ruscelli di derivazione; i «figli d'Aissa», invece tentavano con pietosi raggiri e non con l'armi di stabilire il loro dominio(693). Una delle confraternite di Laghuat appartiene alla famosa associazione degli Snusi.
LAGHUAT. – VEDUTA GENERALE.
Disegno di Barclay, da una fotografia. [vedi figura 581.png]
Occupata la prima volta nel 1844, Laghuat fu ripresa nel 1852 dopo un assalto micidiale, che finì con una strage. La città rimase quasi spopolata. Dopo d'allora, la cinta fu quasi interamente ricostruita, i quartieri arabi in gran parte demoliti e sostituiti da costruzioni francesi separate da vie rettilinee: larghe strade attraversano i giardini che si estendono parecchi chilometri. Le quindicimila palme di Laghuat, che danno datteri poco buoni, occupano una parte dell'oasi: non vi si vedono che pochi ulivi, cedri, melaranci; e si è sorpresi di trovarvi molte essenze d'Europa, pesche, pere, albicocchi, fichi, melagrani, viti e, in piccole porzioni di terreno, la maggior parte dei legumi di Francia, specialmente cipolle(694). Per i prodotti dell'oasi, Laghuat riesce una sosta necessaria alle carovane.
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