Per quanto ben coltivate, le oasi non bastano a nutrire tutti gli abitanti dello Mzab. Un terzo vive all'estero, specialmente ad Algeri, a Tunisi ed in altre città del litorale. Quelli che emigrano, lasciano le lor mogli alla comunità, nè esitano ad adottare i figli, se anche fossero nati parecchi anni dopo la loro partenza(705); di rincontro, la maggior parte prendono mogli a tempo nelle città del Tell, dove risiedono(706). Quando ritornano, si fanno purificare dai tolba della sozzura acquistata durante il soggiorno in suolo straniero. I Mzabiti non cessano mai, benchè assenti, di far parte della comunità pagando annualmente la lezma, esempio unico, nella storia delle nazioni, di emigranti che, secondo il signor Coyne, contribuiscono ad oltre un terzo delle spese della madre patria. Inoltre, prima dell'occupazione francese, dovevano pagare un altro gravissimo tributo ai conduttori Larbaa, Mekhelef, Said-Otba, perchè accompagnassero le carovane tra il Sahara ed il Tell. Grazie a' loro viaggi nell'Algeria settentrionale, gli Mzabiti parlano il francese e l'arabo come il loro dialetto berbero; buonissima è poi relativamente la loro istruzione, giacchè sanno tutti leggere e scrivere. È raro poi che alcuno dello Mzab debba rispondere di qualche delitto dinanzi ai tribunali di città francesi.
N. 109. – MZAB E METLILI.
Delle sette città mzabite, cinque stanno raggruppate in un lungo anfiteatro, traversato da nord-ovest a sud-est per circa diciotto chilometri. Gardaya o Taghardeik, che è la città principale, sorge sulla china d'un monticello elevato coronato da una moschea il cui minareto somiglia ad un obelisco: il poggio coperto di case ha l'aspetto d'un'alta piramide a gradini, ornati di arcate.
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