In città presero stanza dopo il 1852, epoca della conquista, alcuni Francesi, i quali evitano, come quelli del Mzab, di rimanervi l'estate per timore delle febbri perniciose; però il pericolo è minore, dacchè intorno la kasbah furono colmate le fosse(709). A nord di Uargla, sulla strada di Tugurt, l'oasi ben coltivata di Nguça, è pure tenuta dagli Haratin, Berberi dalla pelle nera che, nonostante l'inferiorità del numero, combatterono sovente per la supremazia con gli abitanti della grande oasi vicina. Precipui lavori di codesta gente sono, dopo la coltura del suolo, la fabbricazione della trunia o carbonato di soda e quella dei medal o grandi cappelli, che posano sopra lo scecia ed il turbante. Una zona artesiana analoga a quella dell'ued Righ occupa la bassura di Uargla e delle oasi vicine; la quantità d'acqua, che è circa un metro cubo il secondo, cresce grazie a numerose fontane fatte dopo il 1882. In addietro ogni anno si esauriva un pozzo, recando la rovina di 1500 a 2000 palme(710).
      Oltre Uargla e Nguça, sono seminati nelle bassure dell'ued Miya alcuni gruppi di palme, ma assai piccola è la popolazione della contrada in confronto di quanto dovette essere in un tempo anteriore, quando le sparse rovine erano città circondate di coltivazioni. A nord, presso a poco a mezza strada da Uargla a Tugurt, la pianura di el-Hagiira era coperta di villaggi e la città di Bagdad sorgeva in riva d'uno sciott, ora asciutto. La città più notevole del paese era quella di Sedrata (Cedrata, Ceddrata), che fu chiamata, un po' troppo pomposamente, la «Pompei del Sahara». Si trovano ancora sotto le dune, che si svolgono a sud-ovest di Uargla, le case con sculture, legname, ornamenti di ogni specie, persino pozzi(711). Secondo la tradizione, codesta città, che dalla costruzione degli edifizi è evidentemente berbera e fu rivendicata dai Mzabiti come loro propria, sarebbe stata abbandonata al tempo dell'invasione araba.