Brezina, sull'ued Segguer, a valle di un'aspra gola che i soldati francesi chiamano la «Porta del Deserto», è il principale granaio della tribù. Non lungi di là sorgono isolati nella steppa del sud, presso Sidi el-Hagi ed-Din, tre gur di quaranta metri di altezza, simili a torri di qualche palazzo di giganti. Sono massi cubici di terra rossa dalle mura verticali, dal taglio perfettamente netto lasciato dalle acque di erosione. Una di esse porta i vestigi di alcune costruzioni: è una fortezza di cui parla la leggenda, ma che non ha storia.(718) I rivi che discendono dai monti per andarsi a perdere nel deserto traversano pascoli rinomati in tutto il Sahara per abbondanza e qualità dell'erba. L'ued Zergun irriga un «paradiso»: tanta è la sua ricchezza che «il padre di sette figli può dare a ciascuno del suo formaggio»(719).
La strada ferrata di Mesceria, per cui puossi trasportare in alcuni giorni un corpo di truppe sull'orlo meridionale degli altipiani, fa sì che la tribù degli Ulad Sidi ech-Sceikh riesca meno temibile che per lo passato; i fuggiaschi cercarono asilo nel Marocco, nel Tuat ed in altri luoghi del Sahara; gruppi di famiglie furono confinate dal governo francese in diversi luoghi dell'interno dell'Algeria: nonostante le loro tende nere, sulla cui cima sorge un pennacchio di piume di struzzo, sono ancora seminate sulla strada della frontiera, cioè del «paese della polvere e della paura», che si stende senza precisi confini fuori dalle regioni ben conosciute dai Francesi.
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