Nella provincia di Costantina le foreste sono ancora considerevoli; in quella di Algeri sono già molto rade; nell'Orania cessano quasi dovunque potrebbero appena fornir legna da ardere.
Le foreste si restringono a poco a poco per effetto di diverse circostanze. Gli indigeni, essendo in alcuni luoghi respinti nella pianura, dovettero rifugiarsi nelle foreste, che dissodarono per farvi piantagioni o per pascere le mandre. D'altra parte, alcuni speculatori tagliarono i giovani rampolli per fare pali e canne, e fecero disseccare gli alberi vecchi togliendo loro la corteccia. Il fuoco poi compì l'opera di distruzione, giacchè per rinnovare i pascoli e talvolta per difendersi dalle belve, i pastori arabi accendono le erbe secche, e l'incendio si propaga senza che siano state prese le necessarie precauzioni per limitare l'azione delle fiamme, le quali, quando il vento soffia, invadono i boschi e si estendono in largo. Talvolta gli indigeni ricorsero all'incendio per vendette politiche: alcuni di tali incendi presero proporzioni spaventevoli e si svilupparono per migliaia di chilometri. Nel 1865, alla fine di agosto, una immensa fiamma, alimentata dallo scirocco, distrusse in cinque giorni e cinque notti la maggior parte, da 40 a 75 chilometri, della zona forestale che si stende sulle montagne di Bona. Numerose borgate furono assediate dall'incendio e gli abitanti dovettero senza tregua difendersi contro il fuoco abbattendo gli alberi vicini alle loro abitazioni, falciando le erbe, battendo con rami verdi sulla terra infuocata: quell'incendio devastò oltre 103,000 ettari di superficie.
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