Secondo l'accurato programma elaborato nel 1885 dal governo dell'Algeria, furono stabiliti vasti spazî che insieme comprendono circa 110,000 ettari di terreno da rimboscarsi mediante la spesa di 17 milioni di lire.
      Per buona fortuna l'opera dei coloni non consistè solo nella distruzione delle foreste, ma anche nel piantare, sicchè la cultura comincia col rimboschimento. Ogni città, ogni villaggio, ogni gruppo isolato di case ha il suo gruppo di alberi e di arbusti, e nelle pianure tutte le abitazioni si scorgono da lontano dalla verdura degli eucalipti e d'altri alberi alti. Molti sono in Algeria i villaggi con contrade belle quanto quelle che si vedono nelle migliori città di Francia. Del resto, codeste piantagioni erano necessarie al risanamento del luogo; in tal guisa Bufarik, «la cui aria avvelenava perfino gli uccelli di passaggio,» potè sfuggire alla febbre e tutta la Mitigia fu trasformata in un giardino; così pure divennero luoghi salubri le stazioni della strada ferrata, quali, Bir-Tuta, Ued-Gier, Bu-Medfa, il cui soggiorno era pericoloso. Vivai furono messi qua e là lungo le strade ferrate, e nella pianura dello Scelif, dove non si vedeva un albero prima che esse ci fossero; tutti i caselli dei guardiani sono ora circondati di giardini e di orti: nel 1884 si contavano, lungo la strada da Algeri ad Orano, 470,000 alberi di alto fusto e quattro milioni di alberi sulle chine ed i margini liberi. Nel 1867 si riteneva già fossero dai Francesi state introdotte cento specie di vegetali nella flora coltivata dell'Algeria e quattromila cinquecento specie esotiche prosperavano nel giardino di acclimatamento di Algeri.