Nel 1861 fu per la prima volta introdotto, nel giardino di Hamma, l'eucalipto, che ora è la pianta più divulgata – anzi divulgata fino all'abuso, giacchè la si pianta perfino in terreni secchi a cui sottrae anche quel po' di umidità che loro resta. – Se ne conta ora più di un centinaio di varietà.
Alcuni coloni, dei quali c'è ancora penuria, hanno tratto profitto de' boschi di ulivi selvaggi, che sono in una metà del Tell e nell'Aures, rendendoli migliori mediante l'innesto(747). Nessuna regione del Mediterraneo fu da natura meglio disposta alla produzione dell'olio, ma gli uliveti sono negletti, come nella Cabilia ed in alcuni distretti della provincia di Costantina, e quindi danno un olio mediocre che quei di Marsiglia adoperano per fare sapone: gli olii mangerecci usati in Algeria vengono quasi tutti dalla Francia(748). Sugli altipiani orientali, come pure nelle valli del giebel Aures, dove furono trovati i resti di tanti torchi romani, ci sono appena alcuni boschetti di ulivi, che però danno, insieme con quelli ne' dintorni di Bougie, l'olio più apprezzato dell'Africa settentrionale, cui gli Sciaanba portano fino a Tuat, i Tuareg fino a Tombuctu. Pertanto l'ulivo, che Columella dice «il primo di tutti gli alberi», ha la grande utilità di offrire ad un tempo ombra, frutti, legno prezioso e riparo alle piante che gli crescono sotto; anche vecchio di tre o quattro secoli, vive dove si trapianta(749), sicchè è meraviglia che fra tanti appassionati coltivatori della vite se ne trovino sì pochi che ad essa non vogliano maritare l'ulivo.
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