I danni maggiori recati dalla cavalletta pellegrina (acridium migratorium) avvennero nel 1866: si calcolò il guasto immediato a 50 milioni di lire, ma le conseguenze posteriori furono ben più gravi, giacchè l'anno seguente seguì una tale carestia, che si dice vi siano periti mezzo milione di Arabi. Poscia si riuscì a circoscrivere il flagello delle cavallette e mettere un argine a codesta invasione violenta che si avanzava, argine che consiste nel porre alcune piastre metalliche pendenti innanzi e cinte di fosse, argine insuperabile alla cavalletta pellegrina. Quanto a quella alata, essa fa pochi danni(760). Nel 1865 l'immensa nube volando si trasportò sul mare; i mucchi di cavallette imputridite si elevarono poi sulla spiaggia di tre o quattro metri(761).
      Gli allevatori dell'Algeria non vanno segnalati che per una sola razza di animali, cioè per i bellissimi cavalli barberi, che nascono sugli altipiani nei duars dei nomadi. Secondo la statistica del 1881 gli indigeni possiedono ancora cinque sesti dei cavalli dell'Algeria, ma quelli dei coloni europei crescono ogni anno; gli Arabi hanno molto maggior numero di muli e di asini, e si può dire abbiano tutti i cammelli, giacchè si trova appena qualche colono che ne abbia acquistato mediante espropriazione(762). Pure
     
      N. 115. – UN GRANDE PODERE ALGERINO.
     
     
      tra gli Arabi si trova il maggior numero di buoi, di montoni e di capre, «silos ambulanti», che d'altra parte sono malissimo tenuti: in paese arabo, a Tiaret, i trova il principale mercato di bestiame dell'Algeria(763). La lana dei montoni d'Algeria non incrociati è grossolana, e ciascuna tosata non dà il terzo che darebbe un meticcio di merinos.