Al tempo di Giovenale, l'Africa era «la madre degli avvocati»; non si potrebbe ora dire ch'essa è «la madre degli uscieri?»
Non esistono in Algeria altre industrie europee fuor dei laboratori e delle manifatture necessarie per l'uso e il consumo locale; l'industria indigena ha perduto ogni attività in causa delle importazioni straniere. Il commercio algerino di uscita consiste quasi solo in derrate e materie prime; è vero però che l'Algeria manca quasi affatto di combustibile minerale e che deve usare con gran riserbo la legna: gli apparecchi che concentrano i raggi del sole(771) per trasformarli in forza hanno dato pochi risultati.
N. 116. – SORGENTI TERMALI.
Le fabbriche di liquori, quelle di profumi ed i vivai di sardine dei porti orientali sono presso a poco quanto ha l'Algeria di industria locale. Pelli, lane ed altri prodotti animali sono preparati nelle officine di Marsiglia, gli olii vengono raffinati nelle fabbriche provenzali prima di essere venduti; l'alfa viene mandata in Inghilterra per far carta; le radici di tuya sono lavorate da ebanisti parigini; i sugheri sono adoperati nelle cantine francesi, i minerali di Beni-Saf e d'Ain-Mokhra sono raffinati altrove, perchè vengono spediti nelle officine metallurgiche d'Europa o del Nuovo Mondo(772); le cave di marmo, di serpentino e di onice sono appena tocche, in causa del costo troppo alto del trasporto e della mano d'opera; finalmente le saline, benchè poste in riva al mare e sia facile l'ottenerne il sale, non si possono paragonare a quelle della Francia mediterranea; gli sciott degli altipiani non servono che alle tribù circostanti, benchè contengano sale per centinaia di milioni di tonnellate.
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