Un continuo commercio poi avviene nel sud dell'Algeria fra le oasi ed il Tell per lo scambio dei datteri e delle lane con i cereali. «Il ventre chiama quei del Sahara», dice un tradizionale proverbio dell'Algeria, mentre essi dicono più elegantemente: «Il Tell è la nostra madre!» Ma gli scambi sono quasi interrotti con le oasi del deserto al sud di Uargla e del Suf, giacchè i Tuareg vietano il passaggio alle carovane fra l'Algeria ed il Sudan, sicchè appena alcune derrate passano all'ovest per intromissione dei popoli del Tuat; ma che importanza può avere un traffico di cui i destinatari ignorano il luogo di origine e le vie per cui giunse? Ciò non ostante, una carovana di Hamian di 1000 persone e 3000 cammelli, si recò, nel 1884, quattro anni dopo l'interruzione del commercio, dal pozzo di Ben-Khelil, nell'Orania meridionale, alle oasi di Gurara, e per il ritorno si associò con i Dui-Menia del Marocco(774). Quasi tutto il commercio dell'Algeria è fatto per mare e quindi la navigazione dovette naturalmente crescere in proporzione all'aumento degli scambi; ma i battelli a vapore, facciano da sè o con l'aiuto del governo, furono sostituiti alle vele; queste, che avevano quasi tutte marinai di origine italiana, non servono più che per la pesca ed il piccolo cabotaggio(775). L'intera navigazione, non tenuto calcolo delle visite da porto a porto lungo il litorale, consta di oltre diecimila bastimenti, stazzanti insieme circa quattro milioni di tonnellate(776); di questi, due terzi sono della
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