Ogni imamo, tranne nelle città dove risiede un mofti, resta svincolato dal clero e dipende solo dall'autorità civile. Non solo questa interviene negli affari religiosi musulmani con la scelta dei sacerdoti, ma di più viola il costante metodo di tutte le società maomettane, secondo il quale è vietato di pregare e di insegnare il Corano percependo «uno stipendio.» Vero è però che questo stipendio è piccolissimo(799) e giustificato dalla confisca dei beni wakf (vakuf), che furono attribuiti al Governo col dovere di pagare le spese del culto. I veri musulmani però hanno assai mediocre stima per i preti retribuiti dal Governo e preferiscono agli imami francesi i marabutti indipendenti che pregano presso le tombe dei santi, oppure i sciorfa degli ordini religiosi, che continuano l'«ordine» dei dottori dopo il profeta(800).
Poco dannosi per il nuovo ordine di cose, sebbene non dipendano dal Governo francese, riescono i marabutti (marabot), come quelli che essendo la maggior parte d'antiche famiglie, la cui genealogia risale assai indietro nel passato, e soliti a vivere di canoni o di regolari limosine dei fedeli, presso i luoghi santi dove accorrono i pellegrini, sono perfettamente conosciuti dall'autorità francese, con la quale hanno grande interesse di vivere in concordia. Ve n'ha parecchi che accettano dal Governo impieghi e si lasciano eleggere agha o kaid, oppure sollecitano onori e decorazioni. V'ha tra le famiglie o tribù «marabuttiche» quella degli Ulad Sidi-Sceikh, che durante l'ultima generazione fu quasi sempre ostile alla Francia.
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