N. 125. – BLED EL-MAKHZEN E BLED EL-NIRA.
     
     
      Il Marocco non fu ancora tutto percorso da viaggiatori europei. Per tre secoli non si fece che ripetere quanto del Marocco scriveva il rinnegato arabo Leone l'Africano. Prima copia fu il libro di Marmol, semplice plagio con alcune reminiscenze personali ed accatti da Tolomeo. Fino allo scorcio del secolo scorso, i soli Europei che penetrarono nell'interno del Marocco furono missionari spediti a riscattare schiavi, naufraghi che chiedevano di ritornare in patria ed alcuni diplomatici che si recavano con gran treno alla corte del sovrano. Nel 1879 lo percorse il medico Lemprière, che era stato chiamato dall'imperatore del Maghreb el-Aksa. In principio del secolo lo spagnuolo Ali-bey potè pure visitare liberamente il Marocco, grazie alla fede da lui professata; poscia moltissimi altri viaggiatori seguirono le strade del paese fra Tangeri, Fez, Meknes e Rbat, fra Marocco, la capitale del Mezzogiorno, e Mogador. Ma se il territorio che dipende direttamente dallo sceriffo, è frequentato dagli stranieri, molti di quelli indipendenti non furono ancora visitati da esploratori.
      La rete delle strade frequentate indica press'a poco precisamente, mediante la sua forma, i confini che separano il bled el-makhzen, cioè il «paese di coscrizione,» dal bled es-siba, il complesso delle regioni le cui tribù rifiutano a un tempo l'imposta ed il servizio militare. Nel primo gli Europei viaggiarono con sicurezza senza dover nascondere la loro origine, stante la protezione delle autorità dell'impero, ma non potrebbero penetrare senza essere travestiti nelle contrade delle tribù indipendenti, le quali contrade sono press'a poco cinque sesti del paese designato col nome di Marocco sulle carte geografiche.