Codesto stipite, l'antica Abila, diviso in due da una fessura verticale, non è meno stupendo dello scoglio di Gibilterra, del quale anzi è più alto (856 metri): da vicino però non è che una mole informe, un caos di roccie, dove qua e là crescono sull'orlo di precipizî alcuni alberi. Nei recessi stanno lupi, cinghiali e scimmie: perciò gli Spagnuoli lo chiamano sierra de las Monas, o «Montagna delle bertuccie»: Strabone lo chiamava «Elefante»; difatti il profilo della montagna veduta dal mare spiega perchè le fosse dato un tal nome. Plinio aggiunge che le foreste che crescevano diciotto secoli fa in codesta regione d'Africa, erano popolate da elefanti(842).
Altre catene si succedono ad ovest di Abila, lunghesso la parte più angusta dello stretto; ma oltre il capo Ciris la costa comincia a piegare verso sud mediante una successione di curve separate le une dalle altre dai promontori che si staccano dal giebel Hauz. Subito di là da Tangeri e delle sue scogliere, la costa cangia direzione fuggendo a sud. Di là dal capo che forma l'angolo nord-occidentale del continente africano, sorge la montagna di Spartel o Ichbertil, il Tarf ech-Sciakr degli indigeni, alta 314 metri. Orla il mare una prima fila di coste a perpendicolo, altre poi cingono il pendìo d'un semicerchio di precipizî; la stessa vetta è circondata di nude pareti che formano une specie di corona. Il capo Spartel è l'antico promontorio Ampelusio, la Punta «dei Vigneti»: ivi maturano ancora le migliori uve del Marocco e quando si scavarono le fondamenta del grande faro che illumina l'entrata dello stretto, furono trovati grandissimi ceppi di vite.
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