La vicina città, el-Araich, ha nello stemma un uomo che solleva a stento alcuni grappoli d'uva. Nelle coste a perpendicolo del capo Spartel furono scavate dall'urto dell'onde alcune grotte, una delle quali consacrata ad Ercole: ivi presso sorgeva la tomba di Anteo, anzi i Romani credettero aver ritrovato il corpo del gigante, «lungo sessanta cubiti»(843). Su questo «confine della terra», donde le navi si slanciavano nell'Oceano senza limiti, era simboleggiata la lotta tra la cieca forza della natura ed il genio trionfante dell'uomo.
Una prominenza rocciosa orla ancora la costa cinque chilometri a sud del capo Spartel; ivi le guide additano una caverna ch'esse affermano essere la «grotta di Ercole» ricordata dagli antichi, la quale caverna fu disposta a vôlta e fatta progredire nello scoglio dagli scavatori di arenarie. Questo è l'ultimo promontorio da codesta banda. Di là si stende fino al limite dell'orizzonte la spiaggia incolta e nuda su cui lo sfortunato don Sebastiano fece sbarcare e schierare i suoi valorosi Portoghesi, tutti condannati a perire insieme con lui sul campo di battaglia di Kasr el-Kebir. In mezzo a vasti stagni, che sembrano essere il resto d'un lago, sorgono monticelli insulari ove furono innalzate città e villaggi; alcuni corsi d'acqua poi serpeggiano traverso il cordone delle dune litorali. Il litorale atlantico per oltre 600 chilometri, cioè fino a Mogador, offre quasi dovunque, anche a piè delle colline costiere, una spiaggia bassa e pericolosa che le navi si studiano di evitare: la linea d'una profondità di 200 metri non comincia che al largo, oltre cinquanta chilometri.
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