Anche la palma può essere annoverata fra quelle specie tropicali che oltre il versante meridionale dell'Atlante si possono dire fuori del loro nido. Essa cresce a Tangeri, sulle coste settentrionali del Marocco come nell'Algeria, ma è infruttifera: a Mogador stesso dà datteri mediocri. Bisogna giungere alle oasi irrigate dal Draa e dagli altri fiumi del versante meridionale dell'Atlante per trovar palme che producano frutti di buona ed anche ottima qualità, giacchè i datteri dell'ued Draa non sono punto inferiori a quelli del Gierid, anzi quelli del paese li dicono i migliori per sapore, quantità di zucchero e squisitezza. La palma nana, tanto comune in Algeria, è assai rara al Marocco; si trova in boschetti solo nella provincia di Haha, intorno a Mogador.
      Una tra le più notevoli specie indigene del Marocco è l'argania (argania sideroxylon), il quale albero fu spesso paragonato all'ulivo e si trova soltanto nella parte meridionale, a sud dell'ued Tensift. L'argania, che fu per la prima volta nominata da Leone l'Africano, cresce nelle terre meno fertili senza che bisogni irrigarle: si vede stendere sulle aride coste il suo tronco ineguale e nodoso ed i rami tortuosi con scarse foglie. Tranne il cavallo e l'asino, gli animali domestici ne mangiano avidamente le bacche, coi noccioli delle quali gli indigeni formano un olio d'un sapore particolare, al quale gli Europei difficilmente si avvezzano. Il legno dell'argania è durissimo, il che valse all'albero il nome di sideroxylon. Sarebbe utilissimo render famigliare codesta preziosa pianta in altre contrade; in Algeria alligna benissimo, ma cresce sì lentamente che la maggior parte de' silvicultori che ne ricevettero le sementi, rimasero sconfortati(864). I viaggiatori Jackson e Leared citano pure fra le piante del Marocco che non si trovano altrove ed i cui prodotti furono messi a profitto, una specie di ferula, che fornisce la gomma «ammoniaca», resina d'acre odore, che si spedisce in Egitto ed in Arabia, dove si adopera ne' suffumigi.