Tale è la forma di governo che prevale presso le tribù berbere del versante oceanico dell'Atlante. Sul versante del Sahara le popolazioni sono più unite per poter meglio resistere ai nomadi; i villaggi sono veramente confederati a nazioni e deliberano per mezzo di delegati sulla comune difesa. Altre tribù meno desiderose di conservare il tesoro della dipendenza, accettano il vassallaggio e riconoscono la supremazia d'un capo o quella d'una più potente tribù: un piccolo canone annuo indica i vincoli che ci sono tra vassalli e sovrani. Certe tribù non si assoggettano che per un tempo determinato e cercano di vincolare il loro capo con garanzie costituzionali. Così i Beraber dell'Atlante non eleggono il loro sceicco che per un anno. Il potere dei capi è sempre assai precario: generalmente in quello che restano in ufficio sono congiunte ricchezza e nobiltà alla capacità di dominio, sebbene sia raro ch'essi possano elidere l'influenza dell'assemblea. L'anfaliz si riunisce a prender una decisione sovrana in tutti i casi gravi.
Fra tante diverse nazioni riuscirebbe impossibile un accordo, se il passaggio dei viaggiatori ed il trasporto delle mercanzie non fosse assicurato da convenzioni. Gli Ebrei servono di sensali, ma, è tanto l'odio ed il disprezzo in cui sono tenuti, che entrando in un villaggio dovrebbero temere di essere uccisi, se non fossero protetti dal volere collettivo d'una tribù o dalla parola di qualche eminente personaggio. Ciò non ostante v'hanno alcune popolazioni presso cui non vale alcun intervento perchè sia ricevuto un Ebreo, il quale è costretto traversare il loro territorio travestito con la certezza di rimaner morto, se scoperto: in tal caso il suo cadavere rimane insepolto come quello di una bestia immonda, senza che alcuno lo tocchi, neppure per togliergli il denaro di dosso.
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