La maggior parte delle tribù lasciano passare sul loro territorio gli Ebrei, come gli altri stranieri, purchè accompagnati da un garante o da gente del loro clan. Si vende quasi dovunque a denari contati il mezrag, che corrisponde all'anaya della Cabilia. Il viaggiatore contratta con qualche personaggio influente il prezzo del mezrag; versata la somma, il protettore è responsabile della vita e del benessere dell'ospite cui non può abbandonare se non affidato a mani sicure. In certi casi si compera per tutta la vita il mezrag d'un uomo ricco o anche di tutta una tribù: in tal caso si chiama debiha o «sagrifizio», perchè era già in uso che il supplicante immolasse un montone sulla soglia di chi invocava a patrono: versato il sangue, egli apparteneva alla comunità. La debiha si accorda in mille forme, ora da una tribù ad un'altra, ora da un uomo ad un villaggio o ad una federazione, ora da un comune ad un uomo; tale tribù ha più sovrani ad un tempo.
Il commercio, grazie a codesti legami di solidarietà dovuti al mezrag, sarebbe libero da una estremità all'altra del Maghreb, se non fossero alcune tribù che vivono di preda e non accettano alcun salvacondotto e se le imposte per il passaggio di ciascun luogo non avessero per risultato di renderle, di dogana in dogana, dieci volte maggiori del valore originario della mercanzia. Nei dintorni stessi di Fez, le montagne sono abitate dalla tribù berbera dei Gueruan, che non accordano l'anaya, ma lasciano passare i viaggiatori purchè paghino largamente la zetata, che viene riscossa nei villaggi da cavalieri e fantaccini, i quali in ognuno sbarrano la via con le armi alla mano.
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