Alcuni de' loro conventi sono considerati luoghi sacri, dove il colpevole trova sicuro rifugio, mentre deve fare un lungo giro per non profanare con la sua ombra una terra santificata dal soggiorno di santi personaggi. Numerose tribù ignorano affatto il dovere del pellegrinaggio alla Mecca, nè, a memoria d'uomo, hanno mai offerto un solo hagii. V'hanno altresì tribù religiosissime, da cui partono ogni anno pellegrini per la kaaba e la tomba del profeta: quella dei Beni-Hassan, vicina di Tetuan, ne è una. D'altra parte gli hagii, che generalmente si ritengono intolleranti e fanatici, sono invece degli indigeni i più giusti e benevoli verso lo straniero, come quelli che avendo molto viaggiato hanno cognizione della potenza e della coltura dei popoli non musulmani; ne conoscono e talora anche ne praticano taluni usi: quando li visita un rappresentante delle nazioni da essi visitate, l'accolgono con rispetto e spesso anche con simpatia(880). Si aggiunge ogni anno agli hagii religiosi un numero sempre maggiore di emigranti, quasi tutti berberi, che si recano nelle campagne di Algeri e di Tunisi in cerca di lavoro come terrazzai o muratori: in tal guisa il popolo marocchino impara a conoscere gli stranieri e modifica il suo modo di pensare circa gli altri popoli. Bene sarebbe gli si dessero buoni esempî e fosse trattato sempre con umanità e giustizia, e che invece di trattare gelosamente nei consigli degli Stati europei l'annessione politica del Marocco all'Europa, si cercasse di conquistarne moralmente gli abitanti coll'iniziarli, durante le loro visite annuali, ad un vivere migliore di quello della società berbera.
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