Discendono da conquistatori giunti dall'Arabia in migrazioni successive e da Mori cacciati dalla Spagna gli Arabi delle campagne marocchine ed i Mori delle città, nei quali si mescola diversamente il sangue berbero, il sangue arabo e quello dei rinnegati del Mediterraneo, i quali parlano tutti il dialetto arabo mongrebino. Col nome generale di «Arabi», quasi fossero i soli di tal razza, sono chiamati quelli che vivono tra gli Shleuh e gli Haratin nelle pianure a sud dell'Atlante e dell'Anti-Atlante. Tra questi nomadi, che vagano intorno alle oasi costiere del Sahara, si vedono le più belle donne del Marocco, di profilo perfettamente regolare e d'una singolare bianchezza di viso e di braccia, non ostante si lavino di rado e le vesti azzurrine che indossano vivamente colorino la loro pelle. La somma di tutti quelli che possono essere compresi tra gli Arabi sorpassa un milione; nelle città sono in grande maggioranza e vivono allo stato sedentario, tranne forse sul versante meridionale dell'Atlante in vicinanza del deserto. Assai debole è poi nel Marocco il contrasto tra il berbero coltivatore e l'arabo nomade e pastore, contrasto molto maggiore nell'Algeria. Gli Arabi di Gharb si fanno notare per la loro grande socievolezza; quasi in ogni villaggio, e perfino nei duars, si riuniscono nell'edifizio o nella tenda che serve di moschea portando ciascuno il cibo per mangiare assieme: le donne però restano a casa(881). Un fatto notevole è la quantità di santi che danno quei Semiti del Marocco.
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