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      Incantevole è il sito di questa città, circondata da giardini e da praterie. Subito di là di essa s'innalza a 80 metri una roccia verticale, solcata di crepacci mezzo coperti da ghirlande di liane intrecciate. Dominano la città dal lato della costa, a perpendicolo una fortezza guasta ed un minareto. Di là il suolo si innalza mediante una successione di terrazze a pendii dirupati, finchè l'orizzonte è interrotto da una cresta selvaggia, cioè dalla sponda dell'altipiano di Gada, il cui suolo unito e vivificato da sorgenti è rivestito da una delle più belle foreste del Marocco; appena vi si scorgono qua e là alcune radure, dove il suolo è coperto di zolle erbose. Secondo il signor di Foucauld, la città di Debdu è composta di circa quattrocento case costrutte di terra battuta, molte delle quali hanno gli appartamenti inferiori e le corti sotto il suolo, scavati nella roccia. Città interamente sottoposta al Sultano, Debdu paga puntualmente le imposte riscosse ogni anno dal kaid di Taza: è questo il solo luogo del Marocco, dove gli abitanti siano in maggioranza israeliti. Tre quarti sono Ebrei dediti al commercio specialmente con l'Algeria, dove Tlemcen è il loro deposito, ed anche con Fez mediante la strada di Taza, e con Melilla spagnuola, mediante la bassa valle della Moluya. Sulle circostanti montagne pascolano mandre di vacche e di capre e specialmente numerosi muli, la cui razza è celebre in tutto il nord del Marocco.
      La Moluya traversa, ad ovest di Debdu, la regione delle montagne per profonde gole evitate dai viaggiatori; poi entra nella vasta pianura ciottolosa di Tafrata.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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