TETUAN. – VEDUTA GENERALE.
Disegno di Taylor, da una fotografia del signor S. Reinach. [vedi figura 717.png]
Melilla, la Mlila degli indigeni, sta nello stesso posto in cui era la città fenicia di Russadir, il cui nome è perpetuato nel vicino capo. La città è costrutta sopra una terrazza alla base d'una roccia dirupata su cui sorge il forte spagnuolo del Rosario, acropoli eretta sulle fondamenta d'altre cittadelle che si succedettero da tremila anni ad oggi. Le navi hanno riparo contro il pericoloso vento di est dietro una cala che si addentra nella terra a sud-est della fortezza. Forse in codesta cala, che fu scavata nella viva roccia per iscaricare le navi, si deve scorgere un'opera fenicia, un cothon, come quelli di Cartagine e di Utica(890): nel 1848, metà delle costruzioni di Melilla furono distrutte da un terremoto. Poco tempo addietro codesta città, che gli Spagnuoli possedono fin dal 1496 – da quasi quattro secoli – era una prigione per i condannati ai lavori forzati e per i soldati che li dovevano custodire; era imprudente allontanarsi dai bastioni oltre un tiro di fucile; spesso i montanari del Rif si divertirono a tirare al bersaglio sulle sentinelle. Melilla cambiò, dacchè arrivandovi regolarmente i battelli a vapore, ne crebbe il commercio e si potè cambiar spesso la guarnigione, frequentemente colpita dalle febbri in causa degli stagni che sono lungo il litorale a sud. La costa che si stende ad ovest del capo delle Tre Forche era poco fa molto temuta dai marinai in causa dei corsari che s'impadronivano delle navi gettate sugli scogli e catturavano i marinai; però dopo il 1855 non s'intese più parlare di piraterie avvenute in quei luoghi.
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