Tetuan fu poi resa, dopo molte chiacchiere diplomatiche, al sultano del Marocco.
N. 132. – CEUTA.
Ceuta è in possesso da quasi cinque secoli dei popoli settentrionali vicini al Marocco. Nel 1415 i Portoghesi la occuparono il giorno stesso del loro sbarco, poi essa passò, nel 1570, in potere della Spagna, che la tenne sino ai nostri giorni, benchè uno degli assedi che dovette sostenere contro i Marocchini, sullo scorcio del secolo decimosettimo e al principio del decimottavo, non sia durato meno di ventisei anni(894). Benchè «porto libero», Tetuan non è più un centro di commercio come al tempo musulmano; i mercanti dell'interno evitano la città cristiana difesa da una triplice muraglia, irta di cannoni e di macchine belliche. In quanto ad importanza di commercio, grande è la differenza fra la Gibilterra marocchina e la Gibilterra spagnuola, benchè entrambe si rassomiglino nella struttura geologica, nella forma peninsulare, e per essere come sentinelle all'entrata dello stretto con cannoni che si rispondono sopra il mare. Ceuta, benchè città silenziosa e senza commercio, ha bella apparenza, mura ben costrutte, case bianche e tutte adorne di terrazzini pieni di fiori. Domina la città un forte, a sua volta dominato da cime dell'interno, in alcune delle quali stanno alcuni lavori di difesa fatti dagli Spagnuoli, i quali furono finora impediti dall'Inghilterra, mediante maneggi diplomatici, di fare di Ceuta una gran piazza di guerra da contrapporre a Gibilterra. Si vedono a nord-ovest le «sette» cime rocciose da cui la città fu chiamata Ceuta, purchè ciò non sia dovuto alle sette alture della penisola stessa, oppure alla chiusura (septum) formata dal mare e dai trinceramenti dell'istmo intorno a Ceuta(895). Alcune tonnare e le reti da pesca chiudono spesso l'ancoraggio a sud della città, dove si prendono cinquemila bonite al giorno, che vengono spedite nei porti dell'Andalusia.
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