Tetuan fornisce Ceuta di frutti, ma in causa di alcune convenzioni, è vietato agli Spagnuoli di seguire la strada di terra ferma che è tra i due mercati.
Sulla costa marocchina dello stretto di Ercole, tra Ceuta e Tangeri, non ci sono altre città, giacchè non è più che un cumulo di macerie che le sabbie contendono ai pruneti, Kasr es-Serir o il «Piccolo Castello», così chiamato in confronto col Kasr el-Kebir, il «Grande Castello» dell'interno del Marocco. Nel medio evo essa fu il cantiere da cui i musulmani del Gharb lanciavano i loro navigli di commercio e di guerra. Ora che il Marocco non può più mantenere alcuna flotta, per il suo commercio si serve di marinai stranieri, sicchè tutti gli scambi tendono verso la città semieuropea che custodisce l'entrata occidentale dello stretto. Si può già dire che Tangeri sia sulla riva dell'Atlantico in causa delle maree, le quali sono sì alte che la differenza tra il flusso e il riflusso supera due metri e mezzo: a Ceuta invece è di un metro, e di settanta centimetri a Tetuan(896).
Tangeri, la Tangia degli indigeni, è l'antica città di Tingis, cioè, secondo Tissot, la «Laguna». Essa nacque dal suolo insieme con Anteo; la leggenda pone la sua fondazione prima dei tempi storici. Sotto i Romani Tingis divenne la capitale della Mauritania Tingitana, che corrisponde al Marocco settentrionale. Sembra però non fosse più grande d'oggidì, giacchè sorgeva nello stesso posto nè occupava maggiore spazio di terreno; la «vecchia Tangeri», le cui rovine si vedono a sud-est, fu nel medio evo una città araba.
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