Durante la grande carestia del 1878, che uccise a centinaia di migliaia gli abitanti del Marocco, quando il sultano dovette, in causa delle suppliche del popolo, far aprire quei magazzini, si trovò che gran parte dell'immensa provvigione era guasta. La voce popolare afferma inoltre che nel palazzo di Meknes si trova il tesoro degli imperatori in una cripta segreta custodita da «trecento schiavi negri, condannati a non rivedere più la luce».
Meknes è circondata da boschetti, e sui circostanti pendii si vedono innumerevoli mazets che appaiono quali punti bianchi sparsi tra la verdura. Codesta regione è il centro agricolo dell'impero, sicchè la sua prosperità decide dell'importanza annua del movimento commerciale. A nord sorgono, tra la valle del Rdem e quella del Sebu, la montagna di Zarhun, sopra una terrazza della quale sta la città omonima, che tempo fa era uno dei focolari della coltura intellettuale in Berberia. I declivi sono sparsi di numerosi villaggi, che si dice siano assai ricchi ed abbiano alcune case sontuose quanto le più belle della capitale. La popolazione di Zarhun, che è di origine araba, è molto fanatica e riceve frequentemente mandatarî Snusi. D'altra parte Meknes e tutta quella regione sono temute dagli stranieri, dai rinnegati e dagli Ebrei, in causa dello zelo religioso degli abitanti; gli Aissaua o «Gesuiti», – tale è il senso del loro nome, – hanno avuto origine a Meknes; tutti gli anni essi visitano in folla la zauia che possedono nella città e devono fare ogni sette anni un pellegrinaggio solenne, durante il quale la mellah è chiusa e nessun israelita può uscire; gli Aissaua sono per dodici giorni padroni della città, nè alcun altro può farsi vedere per le contrade a lato di uno di essi(914). Perciò la maggior parte degli abitanti di Meknes si fecero ammettere, almeno pro forma, nel numero dei khuan(915).
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