La kubba di Mulai-Edris, a nord di Meknes, è il luogo più venerato dell'impero; finora nessun viaggiatore straniero, nemmeno lo stesso Rohlfs, che pure apparteneva al culto musulmano, ebbe l'ardire di penetrare nella santa borgata, che sta in una gola selvaggia dello Zarghun presso la santa zauia. Durante le grandi feste gli uomini, le donne, in preda a delirio, dato di piglio a coltelli e ad accette si feriscono il corpo ed il volto; ce n'è poi di quelli che si precipitano sugli animali che trovano, quali cani, capre, montoni e li sbranano ancor palpitanti: si dice perfino che siano rimasti sbranati degli uomini. Ma se i visitatori europei od ebrei non osano penetrare nel borgo di Mulai-Edris, hanno però percorso da lungo tempo le rovine del Kasr Faraun o «Castello di Faraone», che sorgono sopra un rigonfiamento del suolo, 2 chilometri a nord-ovest di Mulai-Edris: fino dal 1721, Windus vide codesti avanzi e ne riportò alcuni disegni. Il nome di Ualili che si dà al borgo vicino ed alcune iscrizioni trovate in codesto luogo provano che il castello di Faraone è la Volubilis dei Romani. I sassi dei suoi edifizî servirono per fabbricare Meknes, sicchè non rimangono che due monumenti della sua gloria passata, cioè un arco di trionfo e le porte d'una basilica. Secondo Jackson, alcuni marmi di codesta città sarebbero il secolo scorso stati trasportati superando l'Atlante, nell'oasi di Tafilelt. Vicino a Volubilis si trovava anche Tocolosida, altra stazione romana.
Aperta invece agli Europei è Uezzan, la città santa che si trova sul versante settentrionale della valle del Sebu, circa a metà distanza tra codesto fiume e Ksar el-Kebir.
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