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      Sebbene non abbia neppure 2,000 abitanti, Bu el-Giadè il più famoso fra tutti codesti villaggi. Vi regna da sovrano un sid, o «signore» religioso, il cui potere è riconosciuto da tutte le tribù circostanti per due giorni di cammino, a sud e ad est del Tadla, dagli Ait-Seri ad ovest, dal Sciauia a nord-ovest: ogni anno le popolazioni si recano a ricevere la benedizione del sid e portargli doni. Vivono delle imposte pagate assai puntualmente dai fedeli, il santo ed i suoi congiunti, che sono quasi tutti di sangue misto: nessuno può ivi viaggiare se non sotto la protezione di Ben Daud, il «figlio di Davide», signore di Bu el-Giad. In sullo scorcio dell'ottavo secolo, tutto il paese, secondo el-Edrisi, ove ora regna il più ardente fanatismo, era invece abitato da cristiani e da ebrei(927), dei quali restano ancora le rovine di una chiesa in cui sta una iscrizione latina(928). Il paese di Tadla, che si estende a sud-est, è tenuto da nove tribù nomadi che possono mettere assieme circa 20,000 cavalieri, ed ha una specie di capitale comune, la kasbah et-Tadla, costrutta sull'Um er-Rbia, che ivi va serpeggiando in un vasto piano. A piè della fortezza, che è una delle meglio costrutte del Marocco, il fiume è traversato nella sua larghezza di 40 metri da un ponte di dieci arcate, che gli abitanti dicono «il più grande del mondo». Lì vicino vi sono nel territorio dei Beni-Mussa cave di salgemma, il cui prodotto viene esportato lontano dalle tribù del Tadla. A sud-est, nel paese dei Beni-Mellal, la kasbah Beni-Mellal o kasbah Bel-Kuch, altra fortezza, serve di nucleo ad una più notevole città, circondata di mirabili giardini, che terminano bruscamente a piè d'una muraglia di scogli donde si slanciano abbondanti sorgenti di limpida acqua.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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