Oltre la zona verdeggiante che circonda la città, si scorge solo un'anfiteatro di colline e di nude montagne, che gli indigeni affermano ricche di vene di rame e di argento; il suolo rossastro della pianura è quasi dovunque ricoperto di massi di gres. La città stessa è un caos di cubi di argilla, dominati qua e là da alcune case moderne con finestre esterne, come hanno gli edifizî delle città marocchine: le dimore dei ricchi sono adorne di legnami intagliati negli avanzi delle navi gettati sulla costa. Ogulmin è uno dei principali centri di commercio fra Mogador e Tombuctu, giacchè manda a Mogador piume di struzzo e la poca polvere d'oro che riceve dal Sudan; è poi sopratutto un deposito di schiavi e spedisce anche cavalli e muli di bella razza e mandre di montoni. Ogulmin appartiene alla tribù degli Ait-Hassan. Si dice che alcuni Ebrei dell'Ued-Nun vivano in istato di perfetta eguaglianza coi musulmani, montino a cavallo e portino armi. Si tratta probabilmente di Berberi convertiti al giudaismo prima dell'arrivo degli Arabi. Dicono i maomettani che su codesti non deve pesare l'obbrobrio come sugli altri Ebrei, non avendo essi partecipato alla morte di Sidna-Aissa, il «Signore Gesù»(960).
Tizgi o Fum el-Hossan, altra città che si trova circa 40 chilometri ad est, è in potere degli Arabi Maribda: essa non ha colonia ebrea come Ogulmin, la città del traffico. Tizgi, che, secondo Lenz, è a 510 metri di altitudine, occupa una mirabile posizione all'uscita d'una gola rocciosa a piè di montagne a piramide: un'oasi di palme si stende lungo un rivo, le cui acque talvolta arrivano al letto dell'ued Nun.
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