In quanto ai grani di quarzo di ineguale grossezza, essi vengono innalzati, trasportati di tappa in tappa, finchè si radunano in dune, «aeree alluvioni» che si sformano e si sciolgono secondo i movimenti, i conflitti e le giravolte delle correnti atmosferiche. Perciò le dune sono proprio di formazione contemporanea. Se i Vosgi, che sono montagne di gres e di sabbie a concrezioni, fossero in un clima eguale a quello del Sahara, si muterebbero ben presto in ammassi di dune come quelle del deserto africano; così pure i calcari triasici della Lorena diverrebbero hamade, cioè altipiani uniti, spogli di ogni vegetazione(1017).
      Fu ammessa l'ipotesi che le dune, dopo essersi formate dal disgregamento delle roccie, si mantengano al loro posto. Certo è che i monticelli di sabbia mobili non viaggiano così rapidamente quanto potrebbe parere a chi vede la tempesta abbattere le dune e sollevare nell'atmosfera una nube di sabbia che oscura il sole. Ai viaggiatori che si trovano in mezzo a codeste tormente di polvere, pericolose quasi come quelle di neve, vengono in mente le leggende di carovane e di eserciti intieri inghiottiti dallo svolgersi delle dune, sicchè temono d'essere ben presto tra coloro che coprono il rosso strato delle sabbie. Nondimeno quietata la tempesta, quando cioè le creste delle dune non «fumano» più, e le nubi di polvere portate dal vento si perdono all'orizzonte in una rossa nebbia(1018), l'aspetto generale del paesaggio non è guari cambiato; i monticelli si trovano allo stesso posto ed il loro profilo sembra appena modificato; i gassi, cioè le lingue di sabbia che si prolungano fra le dune, sembra abbiano conservati i loro contorni; le pozze d'acqua si trovano nelle depressioni.