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      Più lungi si succedono verso nord-ovest, sempre sul prolungamento dell'asse del Tibesti, i monti d'Abo, alti 550 metri, poi quelli di Afafi, le cui maggiori cime salgono a 700 metri, ed infine il Tummo che ha press'a poco la stessa altezza. Quest'ultimo gruppo, più che un complesso di montagne, è una hamada frastagliata dalle acque: all'altipiano meridionale del Fezzan è congiunto l'Alaota-Kiu. Il Tummo è un causse calcare su cui si stende uno strato di gres nerastro franato da ogni banda e diviso in massi distinti simili a torri: la superficie tabularia dell'altipiano, ricoperto qua e là da uno strato di argilla e di ciottoli, è quasi orizzontale, cioè appena inclinato da nord-est a sud-ovest. Per una delle aperture del Tummo, le «Porte» o Biban, passa la strada più frequentata del deserto, quella che va da Murzuc verso Kuka sulle rive del lago Tzade. A piè d'uno scoglio di gres cadono da cinque aperture alcune vene d'acqua pura e fresca, sicchè le carovane che giungono dal sud sogliono fermarsi più giorni in questo luogo incantevole, dove tutti possono bere a loro piacere. Le scoscese pareti degli scogli sono coperte di nomi e di iscrizioni e sul giro degli attendamenti si sono ammassate enormi quantità di sterco di cammello, eccellente combustibile per i viaggiatori che ivi fanno sosta(1031).
      Ad ovest i monti del Tibesti si abbassano grado grado verso le pianure; a sud-ovest il suolo ha alture di gres di forme fantastiche, cui succedono le valli profonde del Borku, il cui asse è parallelo alle montagne del Tibbu; l'altitudine dei terreni non arriva nelle cavità di codeste depressioni longitudinali a 200 metri.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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