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      Durante la stagione de' datteri, i Teda accorrono nei palmeti per raccogliere i frutti caduti che sono proprietà comune, o per comperare provvisioni in iscambio di animali, d'armi o di stoffe. È raro che i Teda mangino carne; essi non ammazzano i loro animali se non vecchi, malati o feriti, nel qual caso non gettano via nulla, giacchè fanno seccare la carne al sole, poi la pestano con un ciottolo in guisa da rompere le ossa ed i tendini: mangiano anche le pelli. A Nachtigal furono, mentre dormiva, rubate le scarpe per mangiarle. Costretti ad una estrema sobrietà per mancanza di viveri, i Teda possono all'occasione ingoiare senza alcun danno enormi quantità di cibo, ma tali ingordigie sono biasimate da coloro che vogliono parere persone civili.
      Si comprende benissimo come tanta astinenza renda gli abitanti del Tibesti magrissimi; sono però forti e tanto destri che riesce una meraviglia vederli saltare, correre o sostenere dietro ai cammelli corse forzate di più giorni. Sono la maggior parte di statura media e perfettamente proporzionati di membra, tranne le mani e i piedi che sono troppo piccoli. Hanno colorito più chiaro dei Nigrizi delle pianure meridionali e le loro forme nulla rivelano del tipo tradizionale del nero, cioè naso camuso e bocca grossa; hanno capigliatura più lunga e meno crespa di quella dei Sudanesi e la barba un po' più ricca. Bellissime le donne finchè giovani, come quelle che hanno pieghevolezza, grazia e forza, che le rendono le migliori del loro sesso tra gli Africani del nord.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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