I Daza si segnano le tempie con due incisioni verticali, appena differenti da quelle delle nazioni vicine, ma bastevoli a far riconoscere ad un occhio esperimentato l'origine di chi le porta. I Daza sogliono levare ai bambini fin dalla prima infanzia l'ugola ed i primi incisivi.
      Si crede che i Tibbu ed i Daza siano convertiti da due o tre secoli all'islamismo. Sono assai religiosi e recitano puntualmente le preghiere: quando nel 1869 li visitò Nachtigal, essi erano già sotto l'influenza degli Snusi, sicchè qualcuno intraprendeva il faticoso viaggio verso l'oasi di Wau per visitare i zauia dei «fratelli» e chiedere il loro avviso sul dogma come a giudici delle questioni di diritto. Se i Daza sono spesso chiamati pagani dalle tribù vicine, ciò avviene perchè tal nome obbrobrioso permette di saccheggiarli senza rimorso e ridurli in ischiavitù. D'altra parte nella nuova religione furono mantenute alcune superstizioni, cioè alcuni «avanzi» delle religioni antiche. Perciò si fanno sempre sacrificî in onore delle fontane, e si fa uso di grigri di origine pagana quanto di versetti del Corano e di amuleti di origine semitica, sicchè parecchie cerimonie rassomigliano a quelle delle popolazioni pagane del Sudan. I fabbri ferraj sono assai temuti come maghi e nello stesso tempo ritenuti come paria: nessun vero Tibbu darebbe in moglie la propria figlia ad un fabbro ferrajo, nè alcuno gli rivolge la parola come ad amico. La parola «fabbro ferrajo» è l'insulto più atroce, che però non si dà mai a coloro che esercitano codesta professione, giacchè ciascuno si guarda bene dall'offenderli per timore ch'essi si vendichino con qualche malefizio.