I borghi, che sono specialmente abitati da immigranti kanuri, sono costrutti nello stesso modo che le città dell'Haussa; le case sorgono lungo contrade regolari e tutte le costruzioni sono circondate da una cinta comune. In tal guisa fu, probabilmente nel secolo decimo primo, costrutta la città di Dirki o Dirko, capitale di tutta l'oasi. Verso l'estremità meridionale di Kawar un'altra città, Garu, che è più popolosa della capitale, si trova egualmente costrutta secondo lo stile del Sudan, ed i suoi abitanti sono la maggior parte di origine kanuri.
      N. 151. – OASI DI KAWAR.
     
      Gli incrociamenti non hanno punto nociuto alla bellezza dei Teda, giacchè nell'oasi di Kawar le donne hanno la stessa purezza di lineamenti e lo stesso equilibrio di forme delle loro sorelle del Tibesti: inoltre hanno la grazia de' movimenti, la dolcezza della fisonomia, l'incanto del sorriso. Le feste sono più allegre nel Kawar che nelle montagne dell'est, e più sontuose sono le processioni e le cavalcate. I costumi dei Teda non sono gli stessi lungo la grande via delle carovane e nell'arida madre patria assai di rado visitata, dove non si potè mantenere l'indipendenza locale: il dardai, più spesso chiamato maì o «re», dispone d'un potere reale sui suoi soggetti, ma ha un potente rivale in fatto di autorità nella persona del mkaddem degli Snusi che risiede nel convento di Scimmedru, non lungi dalla capitale. Inoltre gli abitanti del Kawar hanno altri padroni negli Arabi Aulad-Sliman, i quali, dopo avere abitato lungo tempo le steppe del litorale della Tripolitania, cercarono altro luogo di rapina nelle vicinanze del lago Tzade.