Nemici antichi dei Tibbu, essi assalgono spesso d'improvviso le oasi di Kawar, uccidono gli uomini, portan via le donne, raccolgono il bottino. I villaggi rimangono allora per alcun tempo spopolati, ma basta un certo periodo di pace perchè nuovi immigranti si rechino verso le case abbandonate. Al tempo del viaggio di Nachtigal, il complesso delle case nelle diverse parti dell'oasi sarebbe bastato per una popolazione di 6,000 abitanti, mentre erano appena 2,300.
Il rifarsi delle popolazioni dell'oasi non è dovuto alla fertilità del suolo e all'abbondanza del raccolto. I datteri vi sono mediocri e gli abitanti non osano darsi alla coltura de' cereali. Ma i vantaggi del commercio in questo luogo di sosta necessaria, a metà strada da Murzuk a Kuka, sono assai grandi perchè si cerchi di profittarne anche a costo di pericolo. Inoltre l'oasi di Kawar possiede un tesoro che le assicura la clientela de' mercatanti di gran parte delle regioni del Sudan, ne' laghi salini. Dirko, la capitale, che è posta verso il centro dell'oasi, è circondata da parecchi di codesti serbatoi d'acqua salata, uno de' quali produce anche «vermi» (artemia oudneyi) come il Bahr el-Dud del Fezzan; ma le vene d'acqua donde si estrae la maggior quantità di sale sono poste nel Bilma: è questo il nome della parte meridionale dell'oasi, nella quale si trova la città di Garu, costrutta con terra mescolata di sale. Gli stagni salini di Bilma sono poco profondi e divisi in scompartimenti con mura di argilla simili alle «gobbe» degli stagni salati in Francia.
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