I luoghi di sosta e di soggiorno sono assai discosti gli uni dagli altri ad est e ad ovest dell'oasi di Kawar, che è un lungo sentiero di passaggio i cui abitanti sono sempre in moto, sia per il commercio, sia per fuggire. I primi villaggi del Tibesti sono 400 chilometri ad est; la distanza è doppia fino a Rhat al nord-ovest e di 700 chilometri fino ad Agadès nell'oasi di Air, per giungere alla quale bisogna traversare una hamada petrosa e senza acqua. La principale sosta di questa penosa strada è l'oasi di Agram, avamposto dei Tibbu verso ovest; ma insieme coi Tibbu occupano codesta stretta cavità del deserto alcuni immigranti del Bornu.
La regione che separa l'oasi di Kawar dalla zona costiera del Sudan è una delle più difficili a percorrere. Le dune succedono alle dune, sicchè si vedono svolgersi senza fine grandi ondate alte una quindicina di metri, che si prolungano da un orizzonte all'altro, da est ad ovest, cioè nello stesso senso dei venti regolari del deserto. L'immensa estensione delle mobili sabbie non è interrotta che in un solo punto dal Kau Tilo, cioè dalla «Roccia Isolata». Oltrepassata la piccola oasi di Zau, si entra di nuovo nell'immensità delle dune, sicchè per circa 100 chilometri i cammelli non hanno che da salire e discendere: ivi specialmente il cammello può essere chiamato il «vascello del deserto», come quello che appare e dispare a volta a volta. Gli scogli di Dibbela sono il limite meridionale di codesta regione delle dune; ivi morì il viaggiatore inglese Warrington.
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