N. 153. – GEOLOGIA DEL SAHARA A SUD DELL'ALGERIA.
Ai terreni cretacei di Tinghert e di Tademait, negli altipiani devoniani del Tassili, degli Azgiar e del Muidir succedono a sud i massi cristallini dell'Ahaggar, circondati da isolotti rocciosi della stessa origine: ad est l'Anhef, di cui Barth, nel suo viaggio da Rhat a Agades, scorse la corona di coni vulcanici alti da 1,500 a 1,800 metri; a nord l'altipiano d'Eguerè, i cui graniti sono seminati di spaccature vulcaniche; a nord-ovest la «cresta» o baten Ahenet, che si prolunga verso le oasi del Tuat. Visto nel suo complesso, il gruppo centrale, che è di forma circolare, ha una circonferenza di oltre 600 chilometri e si compone di altipiani sovrapposti, mediante gradini di 500 a 600 metri, sin oltre 2,000 metri sopra il livello del mare nella regione delle nevi invernali. Secondo le nostre carte, che sono in gran parte la riproduzione di quella che lo sceicco targui Othman, amico di Duveyrier, tracciò davanti a lui nella sabbia, l'Ahaggar è dominato al centro da un altipiano supremo, il «Dorso» o Atakor, cui coronano due picchi gemelli, l'Uatellen e l'Hikena. Il promontorio settentrionale di tutto il gruppo è il Tifedest, che termina in mezzo ad alluvioni quaternarie col cono vulcanico dell'Udan, d'ordinario chiamato dagli indigeni «Naso dell'Ahaggar»: è probabile che altre cime del gruppo, e forse i due picchi dominanti, siano pure lave e ceneri eruttate sulle roccie di granito(1037). Si credette lungo tempo, sulla testimonianza dei Tuareg, che l'Ahaggar avesse strati di «pietre nere da ardere», cioè di carbon fossile; ma sembra si tratti di lave porose che si empiono di olio e si accendono a guisa di lampade.
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