Più a nord si vede pure distintamente una breccia che traversa la regione dei terreni cretacei, ma ben presto il pendìo diviene indistinto; non si sa se inclini a nord e si chiede da qual lato scorrerebbe l'acqua, se ce ne fosse nelle depressioni, che d'altra parte in codesta regione dell'Igharghar non fu mai vista. Quello che rassomigliava ad un letto fluviale, fra sponde distanti da due a dieci chilometri, finisce col rassomigliare alla superficie del deserto circostante. È una successione di dhaya interrotti da dune; in certi luoghi le sabbie erranti hanno completamente chiusa la valle. Secondo Duveyrier, il congiungimento tra l'Ighargharen e l'Igharghar avviene per via sotterranea, sotto alcune dune.
Numerosi laghi sono sparsi nelle cavità del Tassili degli Azgiar e nei frastagli esterni dove hanno origine gli ued: è ipotesi del signor Duveyrier che codesti laghi siano antichi crateri di vulcani dove si radunarono le acque. Certo così non è degli stagni chiamati generalmente col nome di «lago» Miharo, oppure chiamati bahr o «mare». Visitate il 1876 da von Bary, guidato da Tuareg di Rhat, codeste conche non sono altro che parte del letto d'un uadi dove l'acqua rimane perenne. Quando le acque discendono abbondanti dalle montagne, codeste conche si riuniscono in uno stagno, e durante la siccità diventano semplici pozzi: nelle vicinanze scaturiscono sorgenti gazose dette Sebarhbarh o «Gorgogliamento» in causa delle bolle che salgono continuamente dal fondo e scoppiano alla superficie.
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