Gli Imohagh dei Tassili e dell'Ahaggar, come i loro fratelli Kabili del Giurgiura, sono musulmani poco zelanti, che lasciano ai marabutti la cura di pregare per essi; raro avviene di incontrarne alcuni che facciano la minima cerimonia religiosa. Però rimasero numerose pratiche anteriori di origine all'islamismo; la croce è per gli Imohag un simbolo sacro ed i geni del cielo sono chiamati angeli(1050). Il Targui ha grande paura degli spiriti e de' morti, sicchè si guarda bene di piangerli perchè non risuscitino. Fatta la sepoltura, si cangia di luogo per lasciar uno spazio tra i vivi ed il morto; ai figli non si dà il nome del padre, come fanno gli Arabi, sicchè il nome muore con chi lo portava. Solo i Marabutti, resi Arabi dalla religione, hanno preso da chi li convertiva, il costume degli appellativi di famiglia. Del resto, si sa bene, i marabutti lavorano lentamente, anche a loro insaputa, a far prevalere i costumi arabi. Invocati come giudici e come arbitri, decidono secondo il Corano. La polizia interna delle tribù e delle famiglie si fa solo secondo i costumi. Le pene che pronunciano i capi sono la multa e le bastonate; la prigionia e la morte non sono mai legalmente applicate, giacchè spetta all'offeso vendicare il sangue col sangue.
154. – VALLE D'ISSAUAN.
La vicinanza del territorio algerino ha messo sovente i Tuareg in relazione con i Francesi ed il progresso del sapere nel sud non può non renderla maggiore. Dopo il viaggio del signor Duveyrier, un capo degli Ifoghas visitò insieme con altri Tuareg Algeri e Parigi; grazie a codesti nuovi alleati, si può ormai ritenere che le carovane partite da Laghuat e da Biskra potranno percorrere la strada del Sudan.
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