Codesti Tuareg, come gli abitanti dell'Aures e dell'Ahaggar, furono sotto l'influenza della civiltà romana e bizantina, giacchè i nomi de' mesi sono nel Tuat ancora eguali a quelli del calendario latino. D'altra parte ci sono ancora nel Tuat popolazioni tuareg non mescolate, che parlano soltanto l'idioma berbero e vivono in capanne di palme o sotto le tende. Anche degli indigeni che si dicono Arabi, taluni sono puri Berberi, come i Kel-Mellel, non lontani da Insalah, e si dicono Arabi della razza del Profeta per vanità. Altri Berberi, sleuh come la maggior parte dei Marocchini, formano il fondo della popolazione nelle oasi e parlano ancora un dialetto berbero poco differente da quello del Maghreb el-Aksa. Gli Arabi sono pure rappresentati nel Tuat da diverse tribù marabuttiche ed altre, ma tanto gli Arabi che i Berberi sono assai incrociati con elementi nigrizi. Vi si trovano pochi dalla pelle bianca e bronzea; quasi tutti sono neri, con faccia un po' larga, naso un po' meno rigido, con sorriso più grazioso e sguardo più dolce; le donne non si velano come le musulmane nelle città del Tell, sono graziosissime e parlano liberamente con gli uomini. Le genti del Tuat hanno la bontà del negro; se ne vanta la probità commerciale, il rispetto allo straniero, l'amore alla pace, ma hanno un fanatismo rigido e geloso ed il loro zelo religioso supera quello di tutte le altre popolazioni musulmane del nord dell'Africa. Si calcolano, benchè il paese sia povero, a 50,000 lire le elemosine che ivi raccolgono gli emissari dello sceriffo di Uezzan, oltre alle imposte religiose prelevate da parecchi altri marabutti.
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