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      Il capo Nun o «Non» era così chiamato, dicevano i marinai giocando sulla parola, perchè il mare rispondeva «Non» alla nave che voleva passare più innanzi: sarebbe stata empietà voler proseguire, giacchè pretendeva la leggenda che coloro che erano proseguiti, ritornavano neri(1084). Da codesto temuto capo a quello di Juby, dal capo Juby al Parscel o Bojador, dal Bojador al capo Bianco, cioè in uno spazio di 1.200 chilometri, l'aspetto del litorale cangia appena: le prominenze dei promontori sono appena visibili, le alture del continente non sono che tavole regolari o colline di sabbia. Le dune grigie, le spiaggie rese indistinte dagli scogli a fior d'acqua non hanno punto vegetazione che solletichi l'occhio ed annunci la vicinanza dell'uomo. Il mare spumeggia parecchi chilometri intorno la costa e talora, quando soffia il vento d'ovest, la prima cresta di schiuma si forma a 16 metri dal fondo. Si evitano con cura dall'ottobre fino all'aprile, codesti paraggi, non ancora rischiarati da un faro, dove la terra è quasi sempre involta di fitta nebbia ed i venti sollevano in alcune ore onde mostruose. Per le navi a vela, il luogo più pericoloso della costa saharina è lo spazio tra Boca Grande ed il capo Juby, giacchè la corrente parallela al litorale africano da nord a sud, e che d'ordinario segue in distanza la costa, avendo maggior forza ad una decina di chilometri da essa, si porta pure direttamente verso il litorale trascinando le navi: molti furono in codesti luoghi i naufragî. La celerità ordinaria della corrente della costa è di un chilometro l'ora: presso il capo Juby, essa oltrepassa due chilometri, forse in causa della vicinanza delle isole Canarie che restringe il letto della corrente(1085). Rari sono sulla costa del Sahara i luoghi di rifugio; nondimeno verso il mezzo delle spiaggie che si stendono dal capo Bojador al capo Bianco una lunga baia si è aperta parallela al mare che penetra per una breccia in una insenatura della costa: è il rio di Oro o il «fiume d'Or», così chiamato perchè ivi i Portoghesi si procurarono cogli scambi nel 1442 un po' di polvere d'oro: essi credettero di avere ritrovato il «Pattolo» che si diceva ramificasse col Nilo nell'interno dell'Africa(1086). L'entrata è difficile ed i marinai che vi penetrano con il cattivo tempo sono esposti a morir di fame, giacchè la diga impedisce loro di uscire(1087).


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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