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      Una percossa quasi gentile del Bey, con un ventaglio, sulla guancia d'un console, il rifiuto delle chieste riparazioni, più che tutto il solito bisogno di distogliere un pochetto l'attenzione dei Francesi dalle faccende domestiche, ecco le circostanze minime e veramente fortuite che condussero la Francia alla guerra d'Africa. Portoghesi e Olandesi fondarono i loro imperi coloniali cedendo alla seduzione dei beneficî impromessi; la Spagna era stata abbagliata dall'oro del nuovo continente, dalle sue ricchezze e dalla facile conquista; l'Inghilterra aveva trovato nell'emigrazione la soluzione delle crisi sociali, religiose, economiche, che l'agitavano tutta. Le colonie di questi popoli derivarono da impulsi economici e furono opera di privati; la Francia colonizzò l'Algeria militarmente, come aveva fatto Roma, e la serbò per non poterla abbandonare con dignità. Qui, le agevolezze che svilupparono l'altre colonie mancavano tutte: la terra era occupata, coltivata, difesa con accanimento, da una razza se altra mai forte, rotta alle imprese di guerra, da lungo tempo padrona del suolo, provveduta di tutti gli elementi vitali, bene ordinata, dotata di un elevato sentimento nazionale, ripugnante per i costumi, per le idee, per la fede a qualsiasi assimilazione. Un fatto senza precedenti, insomma. «Fondare una colonia agricola in un paese dove il suolo era posseduto e coltivato; introdurre una numerosa popolazione europea accanto ad una popolazione musulmana, che non si aveva nè la forza, nè il diritto di estirpare o di premere, di questi due elementi eterogenei e sovrapposti fare un insieme, non dirò omogeneo, ma almeno possibile, ecco il più difficile problema che si fosse imposto mai alla politica coloniale di un popolo»(1102). La difficoltà della conquista fu la causa principale della colonizzazione, e le appose quel carattere militare che fu per qualche tempo esclusivo, poi prevalente, e non è ancora perduto del tutto.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
olume 11 - l'Africa settentrionale - parte II
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1890 pagine 1046

   





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